R.A.M. Androide versus Umano. La riflessione filosofica su una distorsione futura
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Potremmo mai vivere senza ricordi? Quanto vale la nostra memoria? Per fisiologica costituzione siamo portati a costruire il nostro mondo sopra alle radici del vissuto cognitivo e affettivo, indispensabili per l’identificazione personale. La memoria ci mette allo specchio, permette il riconoscimento di noi stessi, è il filo mediante il quale raggomitoliamo la trama delle nostre volontà e dei nostri desideri. Nulla potrebbe essere più prezioso al mondo di questa fortezza che ci fa sentire sicuri e ci consente di dare spinta a ogni singola azione. La memoria non è che l’essenza di ciò che siamo, senza la quale continueremmo a esistere senza essere più.
I nostri ricordi non dovrebbero mai cadere nelle tenebre mercenarie. Semmai diventassero oggetti di scambio o di rendita, finiremmo per trasformarci nel paradosso dell’umano, nell’asettico vuoto della realtà androide. Questo è l’esperimento che mette in scena il teatro Franco Parenti insieme alla regia esordiente di Michele Mangini. Una scommessa che è valsa la pena ideare per poter dar vita a un dissennato futuro distopico. Cruz, la protagonista che ha celato il volto di Marina Rocco, è una donna catapultata nel dramma di aver venduto la vita dei suoi ricordi a chi ha pagato bene un pacchetto all-inclusive di esperienze per potenziare le proprie virtù.
Ma il prezzo da scontare per la giovane donna è incredibilmente alto. Svuotata di senso, Cruz tenta di ricongiungersi all’unica presa che le possa permettere di tornare a desiderare di sopravvivere. Resettarsi si scopre essere non più un esordio di nuove possibilità ma un luogo di mattanza e di disperazione. Il valore di ognuno di noi risiede nel passato. La nostra storia non può avere prezzo.
Lara Ferri, laureata in Filosofia e specialista in Scienze Filosofiche, scrittrice e speaker di
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